lunedì 14 maggio 2012

Prevenzione: dieta per trigliceridi alti

Gli europei sono i primi consumatori di grassi, la percentuale di questi nutrienti sulle tavole europee arriva a sfiorare il 40-45% delle calorie giornaliere; negli Stati Uniti questa percentuale non è di molto inferiore (30-40%) mentre si riduce di molto se ci volge lo sguardo all'Asia e all'Africa (5-25%).
Le raccomandazioni scientifiche si posizionano su un valore di non oltre il 30%, percentuale ricavata dall'osservazione delle abitudini alimentari delle popolazioni globali e i rischi cardiovascolari corrispondenti ad ognuna di esse.

Ma le raccomandazioni dietetiche non tengono solo conto della quantità ma anche della qualità dei grassi nel piatto dei cittadini: si consigliano acidi grassi polinsaturi vegetali più dei saturi, alimenti con ridotto contenuto di colesterolo, alimenti che mantengono costante la glicemia per evitare che processi metabolici correlati trasformino il glucosio in colesterolo e trigliceridi.

I trigliceridi che assumiamo con gli alimenti, dove vanno a finire?

Gli acidi grassi (componenti dei trigliceridi) introdotti con l'alimentazione vengono assorbiti nell'intestino tenue e trasportati dagli acidi biliari nelle cellule intestinali e da qui attraverso molecole chiamate Chilomicroni vengono trasportati in circolo, poi una volta nei capillari un enzima provvede alla loro scissione in acidi grassi liberi ed utilizzati per:

- fungere da riserva energetica (la maggior parte) entrando a far parte del tessuto adiposo;
- sostenere il consumo calorico del tessuto muscolare;
- entrare di nuovo in circolo legati all'albumina.

Perchè allora i livelli di trigliceridi si innalzano nel sangue?

Si deve sempre ricordare che i trigliceridi possono essere sintetizzati dal fegato a partire da molecole di glucosio (quando in eccesso), per questo è di vitale importanza controllare l'assunzione di carboidrati e zuccheri semplici giornaliera.





Come si fa ad attivare i meccanismi che portano alla riduzione dei trigliceridi nel sangue?

- aumentare l'assunzione di oli (specie olio di semi di lino) e pesce ricco di omega 3 (gli omega 3 costituiscono il 25% di tutti gli acidi grassi degli oli ricavati da questi pesci)
L'azione principale degli omega 3 è infatti quella di ridurre i trigliceridi ematici perchè impediscono che questi vengano legati alle VLDL (Very low density lipoprotein) nel momento in cui i trigliceridi sono nel fegato (uno step prima di passare in circolo)
I pregi di questi grassi poi non si limitano solo alla prevenzione degli eventi cardiovascolari ma si dimostrano importanti nel garantire fluidità di membrana nelle cellule cerebrali e della retina.


A tutto pesce allora!

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