LA DIETA OCCIDENTALE E IL RAPPORTO OMEGA6 / OMEGA3
Il mondo occidentale, appollaiato su abitudini alimentari scorrette, basa la propria alimentazione su un rapporto omega 3/omega-6 che è assolutamente sbilanciato verso i secondi; prima però di dare informazioni più dettagliate sul rapporto omega6/omega3 dell'era moderna, diamo uno sguardo all'evoluzione del rapporto tra queste importanti molecole dalla preistoria ad oggi:
Popolazioni ω-6/ω-3
Paleolitico 0,79
Grecia prima del 1960 1,00/2,00
Stati Uniti 2000 16,74
Regno Unito e nord Europa 15
Giappone 4
Italia 13
Il rapporto omega-3/omega-6, che
nella dieta dei nostri antichi predecessori era di 1:1, attualmente si colloca
intorno a 1:10, quando dovrebbe essere ricondotto, secondo le vedute più
moderne, tra 1:2 e 1:4 (0,5-0,25). Dai dati statistici elencati nasce la raccomandazione di
consumare almeno due o tre porzioni settimanali di pesce.
Omega 3 e omega 6 sono acidi grassi essenziali che l'organismo non produce e che dovono per forza essere assunti attraverso gli alimenti, sono acidi grassi importantissimi, capaci di agire direttamente sulle molecole di DNA favorendo:
- la produzione di molecole antinfiammatorie (attività utile nelle patologie infiammatorie croniche dell'intestino come rettocolite e Morbo di crohn, e altre patologie infiammatorie come l'artrite ad esempio);
- riducono la sintesi di colesterolo e trigliceridi (essenziale per la prevenzione di malattie cardiovascolari soprattutto in casi già patologici come diabetici o obesi...)
L’inserimento nella dieta di acidi grassi n-3 rimpiazza in parte quelli della
serie n-6 e la competizione con l’acido arachidonico si manifesta durante la produzione di
eicosanoidi con effetti benefici su
parametri emodinamici, tono vascolare ed infiammazione: ad esempio la produzione
di prostaglandina E2 (PGE2), marker di processi infiammatori, viene ridotta
dalla somministrazione di omega 3, ed essendo tale prostaglandina coinvolta ricavando in aggiunta la stabilizzazione di eventuali placche aterosclerotiche.
Per la serie n-6, l’acido linoleico che appunto risulta essere molto abbondante
nella dieta occidentale, dai 15 ai 18 g/die, viene convertito nell'organismo ad acido arachidonico il cui apporto giornaliero risulterebbe essere di circa 200 mg.
Per la serie n-3 viceversa l’acido
alfa-linoleico è poco abbondante nella dieta occidentale (circa 0,5 g/die), e la sua conversione ad EPA (acido eicosapentaenoico) e DHA (acido docosaesaenoico) è inefficiente, il tutto ci porta ad un apporto giornaliero di EPA e DHA di circa 100 mg.
La più autorevole società scientifica nel campo degli acidi grassi, l’ISSFAL, raccomanda però l’introito di almeno 500 mg/die di EPA e DHA per il soggetto sano ( tale quantità dovrebbe essere maggiore nei cardiopatici). EPA e DHA sono fondamentali anche per la vista e per lo sviluppo cerebrale, sono contenuti già formati in alcune alghe come la Klamath, a differenza degli integratori che contengono le molecole isolate (meno assorbibili) l'alga favorisce l'assorbimento di EPA e DHA aumentandone i livelli nell'organismo fino al 100 %.
LE FONTI ALIMENTARI DI OMEGA 6
- Maionese, semi di soia, semi di girasole, mais, olive, lardo, olio di vinacciolo, noci secche, margarina, arachidi e burro d'arachidi, strutto.
LE FONTI ALIMENTARI DI OMEGA 3
- Fonti ittiche (sardine, anguilla, aringa, tonno, sgombro, trota, salmone)
- Fonti vegetali (noci, mandorle, olio di germe di grano, olio di soia, olio di semi di lino, olio di nocciole, olio di colza, tofu, olio d'oliva)
L'olio di semi di lino è particolarmente indicato per il rapporto omega 6/omega 3 di 1:4 mentre negli altri oli il rapporto è sfavorevole e va necessariamente compensato dall'assunzione di pesce e oli di pesce.
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